Da Dante ai giorni nostri, la lingua italiana è una realtà linguistica in continua evoluzione. Un elemento di appartenenza che ha reso il nostro territorio e la nostra lingua così famosi in tutto il mondo. Quando parliamo di italiano non intendiamo solo la produzione di beni e prodotti in quanto tale, ma tutta la storia che ci ha portati fin qui. E in quest’ottica come non pensare alle radici della nostra cultura e della nostra società, a tutte quelle innovazioni che rendono l’Italia e gli italiani primi al mondo.
Il linguaggio è ciò che ci differenzia dagli animali, diceva un vecchio saggio, è quindi quella caratteristica strettamente legata alla nostra storia e al nostro territorio. Anche la grande quantità di dialetti che percorrono lo stivale è parte fondante della tradizione del popolo italiano e rende questa lingua una delle più attive ed evolutive realtà in ambito linguistico.
Quando si parla di lingua italiana, la massima autorità è l’Accademia della Crusca, che ha da poco compiuto ben 437 anni di attività. Per il suo anniversario non possiamo esimerci dal ripercorrere una storia straordinaria: quella della lingua italiana.
La Crusca è la più antica accademia linguistica al mondo ancora attiva. La nascita dell’istituzione si fa risalire al 25 marzo del 1585, anche se i suoi membri fondatori si riunivano già dal 1570. Da più di quattro secolil’Accademia cerca di preservare e valorizzare la lingua italiana in tutti i suoi aspetti e si dedica costantemente agli aggiornamenti e alle evoluzioni che la riguardano. Tra vocabolari in costante riedizione e altri progetti editoriali, l’obiettivo dell’Accademia della Crusca è sempre stato quello di difendere la purezza della lingua, non in un’ottica protezionistica e restia al cambiamento, ma al contrario cercando di valorizzare e certificare che i cambiamenti che avvengono in ambito linguistico sono da considerarsi come un vantaggio enorme per i parlanti nativi e per coloro che l’italiano lo studiano.
La nascita dell’Accademia della Crusca
La Crusca nasce alla fine del 1500 a Firenze come istituzione “antiaccademica”, ossia contrapposta al rigido rigorismo della più formale Accademia Fiorentina.
Il suo nome deriva dalle “cruscate”, ovvero dai versi scherzosi con i quali il popolo usava intrattenersi nel quotidiano, anche se non mancava la componente più accademica. Il nome è legato a quello di Leonardo Salviati (detto l’Infarinato). L’umanista fiorentino fu il primo a rinvigorire lo spirito di questa associazione e a trasformarla da circolo giocoso a istituzione che s’impegnava a preservare il volgare fiorentino, ovvero la lingua di Dante e Petrarca. La Crusca era infatti simbolo di impurità, così come veniva percepita la lingua dantesca, un italiano infarcito di parole del dialetto fiorentino, con l’unico obiettivo di essere comprensibile a tutti e quindi nazionale.Il simbolo dell’Accademia si rifà alla “crusca”, ovvero quella farina impura che prima di essere usata doveva venire setacciata dagli elementi impuri. Per mantenersi legata a questo simbolo, a tutti i membri dell’Accademia vennero assegnati nomi relativi alla farina e fu adottato il motto “il più bel fiore ne coglie”, tratto dal Canzoniere di Petrarca. L’Accademia usò inoltre il “frullone”, strumento che serviva per separare la crusca dalla farina, come proprio simbolo e ogni membro ebbe una “pala da forno” con il proprio nome a indicare l’appartenenza al gruppo.
I Vocabolari
Il 1612 inaugurò il primo grande Vocabolario degli Accademici della Crusca, stampato a Venezia, una città che in quegli anni divenne il primo vero centro di stampa italiano. Si trattava di un tomo unico che comprendeva lemmi derivati dalle più famose opere dei grandi autori fiorentini del Trecento (Dante, Petrarca, Boccaccio), a cui si aggiunsero negli anni a venire anche voci presenti in opere di autori successivi e di altre parti d’Italia (come Ariosto). 10 anni più tardi, venne stampata a Venezia la seconda edizione. Si trattava più che altro di un aggiornamento con nuove voci di nuovi autori: tra le grandi novità furono aggiunti vocaboli che riguardavano altri settori, come quello delle opere scientifiche, del mondo contadino e i forestierismi, che fino ad allora erano state volutamente tralasciate e mai considerate. I volumi divennero sempre più corposi e le edizioni aggiornate arrivarono a comprendere fino a 6 tomi.
Nel 1783, la Crusca venne accorpata nell’Accademia Fiorentina, divenne a tutti gli effetti un’istituzione e un’autorità in campo linguistico, riconosciuta in tutto il territorio. Per la redazione della quinta edizione del Vocabolario si dovette attendere il 1863, momento che inaugurò la Crusca come l’Accademia della lingua d’Italia.
Il Vocabolario della Crusca, nelle sue varie edizioni, è stato di grande importanza non solo per la lingua italiana, ma anche essere stato un modello per la creazione dei vocabolari di altre lingue, come francese, inglese, spagnola e tedesca.
Le sfide linguistiche di oggi
Nonostante la sua lunga esistenza, l’Accademia della Crusca è sempre un punto di riferimento per tutto ciò che riguarda la lingua italiana e si aggiorna costantemente, tenendo in considerazione le evoluzioni terminologiche a cui l’italiano è soggetto. In tempi moderni, l’annessione di termini di lingue straniere che sono divenuti calchi in italiano e la continua contaminazione delle lingue sui social danno molto su cui riflettere all’Accademia, che deve fare i conti con delle realtà in continuo divenire e che modificano concettualmente termini già consolidati. Con la modernità si deve fare i conti, e l’Accademia non si è mai tirata indietro dal certificare e creare neologismi: famoso l’episodio di “petaloso”, un termine inventato da un bambino della scuola elementare ed entrato a far parte del vocabolario della lingua italiana grazie alla Crusca, che l’ha ritenuto idoneo.
Oggi, l’italiano è in preda a una delle più grandi sfide della nostra realtà linguistica: l’uso dello schwa (ə) per evitare la classificazione di genere maschile o femminile per sostantivi e aggettivi, che risulta una questione ad oggi molto delicata alla luce del politically correct e delle questioni di genere. In quest’ottica, la Crusca continua a mantenersi attenta alla questione, accettando lo schwa (ə) in alcune specifiche situazioni.
L’italiano è una lingua in continua evoluzione. Oggi, così come quattrocento anni fa, raggiungere la purezza è un obiettivo impossibile. Per questo motivo l’Accademia è sempre pronta a vegliare che la lingua non si riempia troppo di “crusca” e mantenga alto il nome dell’italiano e dell’italianità.