Il settore beverage italiano lotta contro la concorrenza estera

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Gli italiani sono il popolo per eccellenza amante degli aperitivi al bar e dei pasti sempre accompagnati da buon vino o bevande. 

Eppure, quando andiamo al bar, la prima scelta per un consumatore indeciso è la CocaCola, la Sprite o dei drink analcolici di provenienza industriale estera. È lecito chiedersi come mai, nel paese dalle mille produzioni in tema di Food&Beverage, gli italiani siano anche i primi consumatori di bevande prodotte all’estero e principalmente in America.

Nulla a togliere alla insostituibile Cocacola e alla Fanta, che accompagnano i migliori e più riusciti drink e soft drink, ma per chi non lo sapesse, le aziende italiane che producono bevande, come acqua e analcolici, sono sempre in prima linea nella produzione di prodotti di qualità e ovviamente Made in Italy.

Le bevande sono un comparto strategico del Food&Beverage italiano: 87 imprese produttrici, di cui il 64%costituito da PMI, con quasi 3 miliardi di euro di giro d’affari e un’occupazione di oltre 84.000 addetti. 

Le 87 aziende produttrici di bevande analcoliche che operano in Italia intrattengono forti relazioni con tutti le figure della filiera produttiva, dai fornitori di beni e servizi, i retailer, gli operatori dell’HORECA, gli intermediari fino ai grossisti e GDO. Le piccole e medie imprese sono fortemente collegate alla filiera nazionale e sono espressione soprattutto dei prodotti della tradizione italiana: chinotti, gassose, spume, e chi più ne ha più ne metta.

Il legame con il territorio è strategico per questo settore e ha dalla sua parte la grande quantità di approvvigionamenti dei migliori produttori italiani (alimentari e non). Basti pensare che il 25% dello zucchero utilizzato dalle imprese di produzione è nazionale, così come la metà degli agrumi e della frutta che viene utilizzata per produrre i succhi di frutta e le bevande analcoliche, in primis provenienti dal Sud.

Il settore è stato tuttavia duramente colpito dall’emergenza Covid e l’introduzione della Sugar Tax prevista dal 1° gennaio 2022, che rischia di provocare nuovi e pesanti effetti sul mercato con evidenti ripercussioni sui valori economici e sulle occupazioni.

È quindi il caso di riflettere su quanto le nostre produzioni interne possano essere compromesse dalla scelta di soft drink esteri piuttosto che di quelli italiani!

Noi li preferiamo italiani!

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