MODEC: riportiamo la manodopera in Italia

La pandemia da Covid-19 che ha gettato nello sconforto il nostro Paese (e non solo) e ha aperto il fronte ad una grossa crisi economica generata dal blocco totale dell’intero meccanismo produttivo, è riuscita però ad essere testimone del grande spirito combattivo degli imprenditori italiani, della volontà di molti di essi di non arrendersi e di fare tutto quello che è nelle loro possibilità, nelle loro idee e nel loro know how per uscire da questo momento delicato. E’ importante per tutto il comparto produttivo vedere che c’è gente disposta a lottare e a non farsi travolgere dalla crisi.

Tra le tante voci che si sentono in questi giorni, spiccano quelle di Luigi Giamundo, Pasquale Della Pia e Carlo Palmieri, componenti del MODEC, Comitato di Indirizzo Moda e Design Campano, i quali hanno suggerito alla Regione Campania alcune misure da attuare accanto a quelle governative per supportare le imprese colpite dalla crisi da Covid-19.

Dal Modec hanno evidenziato come questa crisi abbia seriamente compromesso le prospettive e lo sviluppo economico di un comparto, che nel suo complesso genera un fatturato di oltre 20 miliardi di euro e che da occupazione a 110.000 persone, 9% del dato nazionale e 50% di quello del Sud e che può essere considerato la punta di diamante del Made in Campania e anche del Made in Italy. Dal Modec sottolineano come in questa situazione straordinaria, sia fortemente compromessa la sopravvivenza della filiera della Moda in Campania, costituita principalmente da PMI e che può essere considerata un mercato completo, all’interno del panorama nazionale, in quanto composto da aziende che riescono a coprire tutte la fasi della filiera produttiva, partendo dalla lavorazione delle  materie prime come tintorie, stamperie e sviluppando tutto il resto del percorso produttivo con quelle che si occupano di design, progettazione, produzione, distribuzione e logistica.  Che comprende i comparti del tessile, dell’abbigliamento, delle calzature, della pelletteria, della conceria fino ad arrivare a quello orafo e che si dedica sia ai prodotti di eccellenza sia alle produzioni per brand internazionali del lusso, sia alle produzioni in private label.

Giamundo, Della Pia e Palmieri sottolineano l’importanza di affrontare questa crisi, facendo sistema e privilegiando la conoscenza, il confronto e la condivisione. E’ necessario innanzitutto istituire una vera e propria “Unità di crisi del settore moda per la tutela del lavoro”, che consenta un confronto politico, economico e sociale in maniera regolare e costante che intervenga con immediatezza individuando le azioni, sia di breve che di lungo periodo per affrontare questa delicata situazione e gestire in maniera adeguata la sua evoluzione. Questa potrebbe essere anche l’occasione giusta per riportare la manodopera nel nostro Paese, manodopera che attualmente, per gli elevati costi del lavoro in Italia, nella maggior part dei casi, viene utilizzata all’estero.

Occorre immettere nel mercato un grosso flusso di liquidità, anche in linea con quanto disposto dall’art.49 del decreto “Cura Italia”, istituire un fondo regionale per l’emergenza lavoro con la partecipazione dei Confidi  la cui presenza sarebbe fondamentale per estendere la garanzia bancaria concessa a favore delle imprese  al 100%. Solo in questo modo le aziende potrebbero disporre di nuove linee di credito per almeno 5 anni e avere la liquidità per fronteggiare sia i vari adempimenti retributivi, fiscali e contributivi sia per far  fronte alla perdita di fatturato.

Inoltre in linea con quanto previsto dall’articolo 49, comma 9 del decreto “Cura Italia” bisognerebbe istituire un fondo di garanzia regionale per sostenere i futuri investimenti delle aziende da restituire in 20 anni e senza alcun costo. Questo consentirebbe alle imprese di poter avviare una programmazione di medio-lungo termine senza appesantire i bilanci aziendali, senza distinzione tra Micro, Piccole, Medie e Grandi imprese.  Considerando poi l’inefficacia, in una prospettiva di lungo periodo, di tutte le soluzioni, per così dire tampone, sarebbe necessario redigere con la collaborazione di tre gruppi di lavoro diversi:   Università, sistema imprese e parti sociali, un piano strategico di filiera per i prossimi 10 anni. Infine, in attesa dell’attuazione di queste misure la Regione deve necessariamente riconoscere, alle aziende, un bonus da destinare ai lavoratori in cassa integrazione.

Queste le misure che il Modec ritiene necessarie, da soli è difficile, ma uniti la crisi che il comparto si trov a d affrontare può essere superata.

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