Alla luce del nuovo Decreto liquidità con le nuove misure per le imprese, qual è la sua considerazione a riguardo?
Il nuovo Decreto in 44 articoli prevede l’introduzione di misure di sostegno alla liquidità delle imprese, mediante il rafforzamento del ruolo del Fondo di Garanzia ed il nuovo ruolo di garanzia offerto dalla SACE.
Il Fondo di garanzia per tutto il 2020 offrirà garanzia a nuovo credito bancario erogato ad imprese che abbiano fino a 499 dipendenti, a titolo gratuito e fino a 5 milioni di importo massimo garantito. La misura prevede che verrà garantito il:
- 100% del credito erogato, senza valutazione creditizia per nuovi finanziamenti fino a 25mila euro concessi a PMI e persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni. Il costo dovrebbe essere prossimo allo zero.
- l’80% di copertura per le operazioni di rinegoziazione del debito del beneficiario, purché ci sia credito aggiuntivo pari almeno al 10% del debito bancario già esistente.
- Il 90% per tutte le altre operazioni per i nuovi finanziamenti concessi a imprese con fatturato fino a 3,2 milioni e di importo fino al 25% del fatturato, restano escluse le imprese in sofferenza bancaria.
La Garanzia SACE valida per il 2020 è invece destinata prevalentemente a nuovi finanziamenti bancari concessi ad imprese di grandi dimensioni, di durata non superiore a 6 anni con due anni di pre-ammortamento, a patto che l’impresa beneficiaria non abbia esposizioni deteriorate e che il finanziamento da garantire non sia superiore al maggiore tra il 25% del fatturato 2019 e il doppio dei costi del personale 2019. La garanzia coprirà il:
- 90% dei finanziamenti ad imprese con meno di 5mila dipendenti e fatturato fino a 1,5 miliardi
- l’80% dei finanziamenti ad imprese con più di 5mila dipendenti e fatturato tra 1,5 e 5 miliardi
- 70% per imprese con fatturato superiore a 5 miliardi
Per rendere operativa la misura si attende:
- l’autorizzazione della Commissione UE per tali misure nell’ambito del Temporary Framework sugli aiuti di Stato. La Commissione si sarebbe impegnata a rispondere con la massima tempestività alle richieste promosse dai singoli Stati
- l’emanazione di un decreto del MEF che definisca i criteri, i tempi e le modalità di rilascio delle garanzie a favore delle Banche erogatrici.
Per cui senza il check della UE e senza le disposizioni attuative, nessuna banca italiana erogherà 1 euro alla clientela istante. Nel lungo riepilogo sopra esposto c’è la motivazione della mia risposta, le misure sono quantitativamente valutabili soddisfacenti, non lo sono viceversa né nella loro qualità né nella catena distributiva scelta per l’erogazione.
Circa la qualità delle misure, il favorire da parte dello Stato un ulteriore maggior indebitamento delle aziende italiane in un momento di recessione economica ormai strutturata e pluriennale non mi sembra una scelta condivisibile. Da sempre un sostegno alle imprese va concesso sotto forma di leva finanziaria a patto che risponda a tre criteri fondamentali:
- il conto economico del beneficiario produca o possa produrre un margine operativo positivo o perlomeno sia in equilibrio
- l’erogazione finanziaria risponda ad una tempistica emergenziale e pertanto la celerità delle procedure è un fattore determinante per l’efficienza dell’intervento
- la leva finanziaria di medio periodo non vada ad alimentare solo il corrente delle imprese ma finanzi anche un investimento produttivo che infrastrutturi un miglioramento dell’azienda
Nessuno di questi 3 criteri ha certezza di essere rispettato in questo scenario bellico internazionale.
Circa la modalità che delega al ceto bancario, anch’esso di frequente in difficoltà organizzativa ed a corto di risorse, la funzione di alimentare il circuito, mi sembra improvvida. Alla Burocrazia ministeriale ed a quella comunitaria si aggiungerà quella bancaria, alias mi aspetto le prime erogazioni non prima di 30 giorni. Una temporalità al momento inaccettabile per interventi definiti universalmente urgenti.
Come immagina l’azione o la reazione del sistema produttivo italiano?
Temo francamente in una reazione piuttosto che in un’azione, nel senso che si dovrà reagire a delle situazioni emergenziali che non saranno settoriali, ma sistemiche. La carenza di liquidità, il fatturato perso, lo squilibrio emotivo, la domanda decrescente saranno nell’agenda dei problemi da risolvere di ogni industriale, imprenditore, professionista, artigiano, commerciante italiano. Ma l’Italia, si sa, nelle grandi difficoltà si compatta e si esalta e sempre riesce a dare delle risposte inaspettate. Sarà importante sbagliare il meno possibile, assumendo ogni giorno decisioni facili e difficili ma sempre in ottica strategica di medio periodo mai pensando di poter recuperare il perduto in tempi rapidi, sarebbe come giocarsi tutto alla roulette, può andar bene ma non è esattamente frequente. Immagino e spero vivamente si sappia creare una rete di efficienze e di eccellenze, chi sa fare e chi sa indirizzare è il momento che faccia sentire la sua voce. Spero in un consolidamento di strumenti quali i consorzi di scopo, i patrimoni destinati, le cooperative per azioni, ecc…spero in una sinergia finalmente effettiva tra associazioni datoriali, sindacati, ordini professionali, spero in una lungimiranza nel progettare nuovi scenari di sviluppo in un sistema ecocompatibile e funzionale alla convivenza con il Pianeta che ci ospita, spero sinteticamente in un ritrovato spirito dell’intrapresa coesa, come accadde nel secondo dopoguerra.
E nell’ottica Europea, come inquadra gli scenari futuri, e soprattutto cosa bisogna evitare secondo lei?
Per delineare gli scenari futuri della UE in una situazione come questa, unica e mai prima accaduta, occorrerebbe intervistare la Sibilla cumana…sono sempre stato critico con chi 20 anni orsono fece sì che l’Italia fosse precipitata nella UE e nell’Euro con le stesse modalità e con la stessa tempistica della Germania e della Francia, costoro verranno processati dalla Storia, che non credo con loro sarà clemente. Oggi però pensare ad una Italexit, al di là della bruttezza del termine, è da incoscienti. Gli Italiani si ritroverebbero d’improvviso con il proprio patrimonio valorizzato a valori ante euro, a dover pagare debiti a valore di euro corrente, essendo il nostro debito pubblico disperso nella UE, con tassi dieci volte superiori agli attuali, e con una interconnessione dei mercati e dei prodotti che schiaccerebbe come potere di acquisto il più debole. Ecco chi oggi propone una uscita dalla UE, a mio avviso non sa di cosa parla. Bisogna restare nella UE ed affermare i nostri Valori, la nostra Storia, le nostre Capacità. Gli altri Paesi conoscono questo potenziale e perciò ci osteggiano.
E dalla sua visione di economista, queste azioni porteranno ad una ulteriore svendita del patrimonio Italia?
Per poter svendere occorre ci sia uno in disgrazia ed uno speculatore senza scrupoli che abbia però la liquidità per poter esercitare tale azione aggressiva. Ecco io penso che l’Italia abbia già perso molto, troppo. Penso che la famosa golden share sia rimasta troppo confinata ai libri economici e alle chiacchiere fatte in Transatlantico. Se avremo una classe politica ed una classe dirigente finalmente destate dalle sabbie mobili del loro pensiero, questo rischio credo si possa evitare, il disgraziato saprà reagire e resistere. Inoltre come dicevo al momento la crisi è sistemica e generalizzata, riguarda tutti i Paesi del Mondo, la Cina, gli USA, la Germania che per la prima volta finanzia una manovra a debito… è l’occasione per tutti di condividere un new deal senza soprusi.
Quali misure ulteriori, se potesse, suggerirebbe alla Presidenza del Consiglio dei Ministri?
Lei mi provoca, rispondo d’istinto e con il sorriso di chi sa che sono forse misure utopistiche, ma sono convinto che alcune di queste misure, se adottate, aiuterebbero molto il nostro Paese:
- Stop alla richiesta di Eurobond, si emettano BTP decennali con garanzia BEI finalizzati alla riconversione green del nostro sistema produttivo.
- Creazione di un bitcoin Italia temporaneo e fino a dicembre 2021, una doppia circolazione valutaria elettronica garantita da CDP per la liquidità nella filiera degli appalti pubblici
- 2020 dichiarato anno di esenzione fiscale in Italia, stop ad imposte dirette ed indirette, alle accise su carburanti ed utenze, fino a gennaio 2021, compreso l’IVA. Ciò creerebbe veramente liquidità e favorirebbe i consumi alla prossima ripresa delle attività.
- Azzeramento del cuneo fiscale per i dipendenti pubblici e privati in busta paga fino al 31.12.2020, a patto che ci si impegno al mantenimento dei livelli occupazionali.
- Emissione sul circuito poste italiane di carte prepagate con limite di spesa di 500 euro mese per le famiglie bisognose e destinabili all’acquisto di generi di prima necessità.
La ringrazio della opportunità che mi ha offerto, mi ha posto 5 domande che oggi ogni Italiano si pone, per cui mi sono permesso in punta di piedi di esprimere un mio pensiero, senza l’arroganza di voler dettare un ricettario, bensì con la speranza di offrire una opinione frutto della mia specifica esperienza, sperando che possa essere foriera di proposte ed idee da condividere insieme.
Fabio Palazzolo.