Il Festival di Sanremo

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Il 1951 è la data che ha dato inizio a quella che oggi è conosciuta come la kermesse più invidiata e replicata da tutto il mondo: il Festival della canzone italiana di Sanremo.

Il Festival di Sanremo è da sempre la casa della canzone italiana per eccellenza e ha ospitato negli anni alcuni tra i più influenti e conosciuti artisti della musica del nostro paese. Ad oggi, è l’evento musicale più longevo al mondo, con ben 78 edizioni.

La storia del Festival di Sanremo

Il Festival così come lo conosciamo oggi non è rimasto uguale alle sue prime edizioni. Il tempo e le evoluzioni nel dibattito pubblico ne hanno profondamente modificato non solo l’aspetto e alcune regole, ma anche la selezione delle canzoni in gara.

Dopo un piccolo accenno storico, occupiamoci di capire come mai il Festival di Sanremo sia arrivato a diventare il momento dell’eccellenza della canzone italiana, ammirato e copiato in varie forme in tutto il mondo, sempre con scarsi risultati.

In primis, va segnalato che il Festival di Sanremo è un evento che ha una lunga fase di gestazione e preparazione durante tutto l’anno, che coinvolge i massimi esponenti della televisione italiana e ogni decisione, dalla scelta del conduttore fino alla selezione dei testi e dei brani, è frutto di lunghe trattative. Nella sua lunga storia, il festival ha potuto vantare alcuni tra i più famosi conduttori televisivi, scelti sulla base di criteri rigorosi e fissi: come dimenticare il grandissimo Mike Bongiorno, l’intramontabile Pippo Baudo e molti altri che diedero il loro contributo a definire quello che oggi è il Festival.

Gli anni ’70 diedero avvio alla prima fase di ristrutturazione dell’evento italiano. Fu in questo periodo che si sperimentarono varie formule innovative: i 28 interpreti in gara furono divisi in due gruppi, i 14 “Big” (artisti già di fama nazionale e internazionale) e 14 “aspiranti“, che si sarebbero sfidati per gli ultimi 4 posti. Una successiva edizione vide i partecipanti divisi in cinque gruppi, ciascuno con due interpreti “capigruppo”, automaticamente qualificati alla finale. Eliminazioni e gruppi furono poi aboliti nel 1977, ma già nell’edizione successiva venne ripristinata la divisione in categorie (Solisti, Complessi e Cantautori), i cui vincitori si sarebbero poi affrontati per il titolo. 

Negli anni ’80, vi fu una ridefinizione del ruolo del conduttore, che da mero officiante dell’evento, divenne il vero e proprio protagonista. Da qui la scelta dei co-conduttori, ovvero di coloro che avrebbero accompagnato la conduzione, scelti sempre secondo criteri di fama e familiarità con il pubblico. 

La vera ristrutturazione del festival coincide con la “prima era Baudo”, con lui Sanremo riconquistò la credibilità perduta, portando la cronaca e l’attualità sul palcoscenico dell’Ariston e istituendo una competizione separata per le “Nuove proposte italiane”, con eliminazioni, e la categoria “Campioni”, tutti in gara fino alla fine e senza eliminazioni, ma votati dal pubblico e da una giuria selezionata. 

È questa la forma di Sanremo oggi, che si è mantenuta stabile e pressoché invariata negli anni.

Gli eventi che hanno cambiato il Festival

Sanremo è famoso però anche per gli imprevisti delle dirette. Negli anni ce ne sono stati tanti, più gravi e meno gravi, ma che hanno sicuramente contribuito a cambiare alcune dinamiche.

Durante le edizioni della prima metà degli anni ottanta, gli artisti in gara si esibivano in playback. Solo dopo l’edizione del 1985, quando Claudio Baglioni fu invitato per ricevere un premio, l’artista si esibì dal vivo in un assolo di pianoforte e voce. Da quel momento, il Festival stabilì che tutti dovessero concorrere presentando le loro canzoni dal vivo e senza playback. 

Altra storica innovazione fu la scelta della sede per l’evento. Inizialmente, l’evento si teneva nel salone delle feste del Casinò di Sanremo e il periodo di svolgimento oscillava tra gennaio e marzo. Nel 1977 si scelse per la prima volta il teatro Ariston della città ligure e si definirono le date dal 1 al 5 febbraio. 

Essendo un prodotto televisivo che raggiunge altissimi livelli di audience, il festival è stato più volte teatro di gesti estremi, di rivolta, contro la politica, la società e di tante piccole schermaglie tra i partecipanti stessi dell’evento.

Gli eventi che si ricordano più di tutti sono quelli dell’“era Baudo”. Il conduttore più volte si è trovato a fronteggiare situazioni e imprevisti spiacevoli, come l’edizione del 1995, nella quale un uomo minacciò di gettarsi dalla balconata dell’Ariston davanti a milioni di spettatori. Baudo si vide costretto ad andare di persona a recuperare l’uomo, mettendo a rischio se stesso, scavalcando il parapetto. In realtà, il gesto sconsiderato di quell’uomo aveva uno scopo, quello di fare in modo che a Sanremo si parlasse di realtà, della crisi economica che stava mettendo in ginocchio l’Italia in quel periodo. E così fu. Dopo quell’edizione, la direzione del festival scelse nel suo carnet canzoni che erano volutamente più polemiche nei confronti dello Stato e della società.Sanremo è continuo cambiamento. Anche in questa edizione del 2022, il conduttore Amadeus ha scelto una serie di vallette che si discostano di molto dalle tradizionali veline del festival. Quest’anno, Drusilla Foer, il personaggio ideato da Gianluca Gori, ha accompagnato Amadeus in una delle serate evento. Drusilla attraverso il suo monologo sulla diversità ha reso davvero unica quest’edizione del Festival, valorizzandone l’approccio verso un concetto di integrazione.

L’evoluzione della canzone italiana al Festival

Siamo abituati a pensare al Festival di Sanremo come al principale mezzo mediatico per favorire l’uscita delle nuove e delle migliori canzoni del nuovo anno. O meglio, è con questo scopo che è nato ed è stato pensato il festival.

Negli anni, come succede sempre, le cose sono cambiate. La selezione dei testi di Sanremo è dovuta scendere a compromessi con le nuove leve del mondo musicale sia in positivo, come svecchiamento di produzioni, sia in negativo, ammettendo sul palco generi come la musica indipendente, il rap degli anni 2000 e altri generi che poco hanno a che vedere con l’italianità, ma che stavano man mano conquistando il pubblico di ascoltatori. 

Sanremo ha il difficile compito di mantenere l’assoluta fedeltà alla tradizione musicale italiana, alle canzoni che hanno fatto la storia, e contemporaneamente deve farsi portavoce della modernità, sia per restare al passo con i tempi, sia per avvicinare sempre di più un pubblico giovane. Non in tutte le edizioni questa duplice realtà è stata soddisfatta: soprattutto negli ultimi anni, l’Ariston è stato il palcoscenico di una vera e propria ribellione degli artisti allo standard dell’evento, spinti da tutta l’azione mediatica che la kermesse presuppone, ed è stato il facile veicolo per costruirsi una fama e una reputazione, non sempre autorevole e pulita.

Oggi, il Festival di Sanremo continua a essere un mezzo autorevole per portare alla luce non solo nuovi talenti in ambito musicale, ma soprattutto per espandere nel mondo il valore della vera canzone italiana. Infatti, dal 2011, Sanremo diventa anche il meccanismo di selezione per la canzone italiana all’Eurovision Song Contest, la kermesse della musica internazionale, che vede esibirsi ogni anno molte tra le band e i solisti più talentuosi del mondo, selezionate da tutti i paesi. E anche se è convinzione diffusa che a seguire il Festival sia un pubblico “tradizionale”, magari anche un po’ avanti con gli anni, Sanremo fa registrare grandi numeri anche sul digitale e sui social, con quasi mezzo milione di spettatori che seguono la diretta della kermesse attraverso internet e su RaiPlay. Come mai? “Perché Sanremo è Sanremo”!

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