La rivoluzione del Design: creatività alla portata di tutti

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Quante volte abbiamo parlato di design, di oggetti iconici di design e quante volte li abbiamo riconosciuti in foto e nelle vetrine. Spesso il concetto di “design” viene confuso con quello di “vintage”, senza sapere che ci stiamo riferendo a due tipologie di stile completamente diverse. La nostra rubrica sul design firmata compiamoitaliano.it vuole fare chiarezza su cosa sia il vero significato del termine e su come siano diventati di culto certi oggetti oggi così famosi. Fare chiarezza ci aiuterà a spianare la strada al racconto dei tantissimi oggetti che ci circondano e a guardarli con occhi diversi, consapevoli del loro vero valore.

Arte o Design?

Talvolta si parla di design riferendoci solo alla firma di chi gli oggetti li crea: il designer. Bruno Munari in Artista e designer, del 1971, fece una differenza concreta tra artista e designer, sottolineando che entrambe le figure potevano definirsi dei “creativi”, come espressione di artigianalità dei loro prodotti, ma non tutti gli artisti creano oggetti di design. Per poter parlare di design si deve chiarire che gli oggetti diventati di culto in questo senso hanno creato una rivoluzione vera e propria attorno al loro stile creativo e al loro utilizzo. Non parliamo solo di oggetti d’arredo che sono belli da vedere, ma anche di utensili e oggetti quotidiani che hanno cambiato il modo di scrivere, pensare e creare sé stessi. Non tutte queste sperimentazioni crearono rivoluzioni, ecco la differenza tra arte e design: l’arte resta espressione del genio creativo, il design cambia il modo di pensare quell’oggetto, rivoluzionando il suo utilizzo nel quotidiano.

Il design può quindi essere definito come arte applicata all’uso che i consumatori ne fanno, questa è la ragione per cui, oggi, definiamo di design alcuni oggetti che siamo ormai abituati a utilizzare, come il pennarello-penna Tratto Pen, la spillatrice Zenith e, a suo tempo, la macchina da scrivere Olivetti, ma anche la Vespa, la lampada da scrivania Tolomeo e così via lungo gli anni d’oro della sperimentazione artistica.

È chiaro quindi che il design viene chiamato all’ordine quando c’è un problema da risolvere a livello progettuale per ogni oggetto, che sia visivo, comunicativo o di spazio. È il problem solving quindi a fare la differenza nella rivoluzione degli oggetti di design e quello che maggiormente lo differenzia dall’arte in sé per sé. Il designer è un progettista, una figura dotata di senso estetico e doti progettuali che mette a disposizione della comunità. Il concetto di trovare una soluzione progettuale al problema si riversa ovviamente sulla forma, che deve seguire la funzione del singolo oggetto. Questo significa che nel design una forma deve essere sempre applicata per rendere più agevole possibile la sua funzione piuttosto che assecondando un suo presunto fascino estetico. È l’utilità a fare la differenza. Facciamo un esempio eclatante: Tratto Pen è il pennarello per eccellenza, ma non si può affermare che sia un oggetto entrato nella storia per la sua bellezza estetica. Quando si progettò l’oggetto, il designer ideò un grip dentato per la presa, ma la dentatura servì in effetti per evitare che il pennarello rotolasse giù dal tavolo, così come i fori sul tappo, che furono ideati nel caso in cui un bambino avesse ingoiato il tappo, così i fori avrebbero evitato di bloccare la respirazione. Queste sono solo alcune delle chicche che i maestri del design ci hanno regalato, ma entreremo nel dettaglio nei prossimi articoli, quindi Stay Tuned.

Gli oggetti di design sono pensati per interagire con le persone che li usano, sono quindi creati per essere prodotti di massa, non opere d’arte uniche nel loro genere o fisse in un museo e intoccabili. Ecco un’altra caratteristica del design. L’arte è per tutti, il design è di tutti.

Come nasce un oggetto di design

Una volta stabilita la differenza tra arte e design, capiamo meglio come nascono gli oggetti ritenuti “di design” e come riconoscerli a colpo d’occhio. Abbiamo visto che vengono ideati e creati per la massa, sono quindi, paradossalmente, oggetti di fabbrica, prodotti in quantità limitate: sono fabbricati industrialmente, sono funzionali, cioè adatti alla finalità per cui sono stati concepiti, comprendono una lunga fase di studio e ricerca, e hanno una forma originalesemplice, priva di decorazioni superflue e funzionale. Un “oggetto di design” nasce da ricerche approfondite sui materiali, sui processi industriali, sul mercato, sull’usabilità, sulle innovazioni tecniche di produzione, vendita e vita del prodotto.

Design significa quindi progettare. “Design è ogni strategia volta a cambiare la situazione esistente in una migliore” ha detto Herbert Simon. La coincidenza tra design e progettazione fa si che ogni oggetto che ha alle spalle uno studio sulle fattibilità e sull’utilità delle sue caratteristiche sia definibile come design, ma la questione è più complessa e racchiude in sé l’imprescindibile presenza dei consumatori e delle scelte che questi compiono nei confronti di ogni oggetto. Siamo quindi noi consumatori, in conclusione, coloro che etichettano un oggetto come “di design”, noi attraverso le nostre scelte, i nostri bisogni e le necessità del quotidiano, che scegliamo quel prodotto al di sopra degli altri, per le sue caratteristiche specifiche, e lo rendiamo oggetto di design. Design è infatti anche antropologia culturale in un certo senso, poiché deve capire quali sono i bisogni delle persone e deve sapervi rispondere con coscienza etica, sapienza tecnica, armonia estetica.

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