Il Prosecco patrimonio italiano anche per l’Unesco

Questo periodo di difficoltà che stiamo attraversando a causa della pandemia da Covid-19 deve servire per farci riflettere sullo stato della nostra economia nazionale. E deve farci capire come la valorizzazione dei prodotti italiani può rappresentare, soprattutto nel periodo di recessione economica che ci si prospetta, l’unico metodo per la ripartenza dell’economia del Paese. I marchi italiani e i prodotti di derivazione locale, talvolta, possono trovarsi a concorrere con altre tipologie di articoli importati dall’estero, di gran lunga più appetibili per i consumatori italiani in quanto, rapportandoli con prodotti di origine nazionale, sono decisamente più economici, a discapito della qualità, fiore all’occhiello delle nostre produzioni. Di certo, un determinato risparmio sull’acquisto di determinate tipologie di merci estere può giovare alle tasche dei consumatori ed il ragionamento alla base di questa scelta, in fondo in fondo, condivisibile o meno che sia, non sembra essere totalmente sbagliato; analizzando nel dettaglio la situazione ci si rende conto, però, che solo grazie all’acquisto di prodotti italiani, l’economia del Paese potrà rinascere e ripartire.
In particolar modo, un’attenta analisi sulle provenienze dei prodotti andrebbe sempre fatta al momento dell’acquisto, in modo da permetterci idi identificare i prodotti stranieri dalle eccellenze italiane. Il nostro paese soprattutto, ma non solo, se parliamo di agroalimentare può vantare prodotti che possono essere considerati vere e proprie eccellenze. Se pensiamo al settore vitivinicolo, balza subito agli occhi la qualità enorme delle produzioni nostrane. Il nostro paese è il primo, con 40 milioni di hl, produttore al mondo, inoltre grazie alla sua peculiare biodiversità, dovuta alle condizioni climatiche peculiari che caratterizzano la penisola è anche il Paese al mondo con il maggior numero di vitigni autoctoni, circa 1200, dai quali si producono vini di ogni tipologia e gusto, dai rossi ai bianchi, dai frizzantini ai secchi.
Tra i più apprezzati, soprattutto per quanto riguarda aperitivi o pasti leggeri e a base di pesce, ci sono le famose “bollicine”, il Prosecco. Se ne hanno tracce sin dal VI secolo ed è oggetto di documentazioni ufficiali sin dal 1500, il Prosecco nasce nelle campagne della Pianura Padana, in particolar modo in Veneto e Friuli Venezia Giulia e, nel corso dei secoli, questa tradizione è stata tramandata di generazione in generazione; da antiche produzioni agricole artigianali, difatti, si è giunti fino a produrre a livello industriale questa tipologia di vino spumantato, che ha ottenuto la denominazione di origine controllata e garantita (DOC per quanto riguarda le produzioni del Friuli Venezia Giulia e DOCG – o Superiore –  per quelle venete). Il vitigno componente base del Prosecco è denominato Glera e produce un particolare tipo di uva, caratterizzato da grappoli lunghi con acini giallognoli tendenti al dorato; il vino è composto per circa l’85% da questa tipologia di uva, il restante 15% appartiene ad altri vitigni. 
Il classico Prosecco è un vino molto piacevole e delicato, con un gusto fruttato e fresco, sfizioso per le caratteristiche bollicine, che lo distinguono da altre tipologie di vini, e va servito freddo, a una temperatura tra i 6° e i 10°. Entrando di più nel dettaglio, questo vino può essere accostato a svariate tipologie di cibi, perlopiù leggeri, selezionandone accuratamente la varietà; infatti, è possibile scegliere tra molte varietà di dolcezza del vino, che si distinguono in base alla durata di rifermentazione degli zuccheri: avremo, quindi, il Prosecco Brut, il meno dolce ed il più secco, perfetto per pranzi o cene a base di pesce, formaggi o carni bianche, con circa 12 grammi di zucchero per litro; avremo un Extra Dry con un residuo zuccherino tra i 12 e i 17 grammi per litro, discretamente più dolce di quello Brut, ideale per gli aperitivi; infine, avremo quello Dry, con percentuali di zuccheri più alte, comprese tra i 17 e i 35 grammi, perfetto per frutta e dessert.
Per quanto riguarda la frizzantezza il Prosecco è caratterizzato da un sottile perlage e viene prodotto con il metodo Charmat o Martinotti. Il vino, dopo aver fermentato, riceve una seconda fermentazione, all’interno di autoclavi con pressione e temperatura regolate, e vengono aggiunti al suo interno zuccheri e lieviti; a distanza di circa due mesi, i lieviti fanno reazione con gli zuccheri e creano anidride carbonica e le conseguenti bollicine. Dopo una piccola correzione finale, l’ ultimo procedimento di spumantizzazione avviene direttamente in bottiglia, il che ci permette di degustare sin da subito il nostro Prosecco.
Il Prosecco, rappresenta un vero e proprio baluardo dell’italianità nel mondo, le denominazioni di Conegliano e Valdobbiadene sono inoltre nell’elenco dei prodotti patrimonio dell’Unesco. Costituisce un potente motore per l’economia dell’export del nostro paese (458 milioni di euro in valore nel 2019), e dispone di un proprio consorzio di tutela per le circa 200 cantine italiane che lo producono.
Sorseggiare  un calice di Prosecco è sicuramente un buon modo per gustare la qualità dell’Italianità e dare sostegno alle aziende produttrici e all’economia nazionale, che mai come in questo momento ne ha tanto bisogno.

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